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Identità perdute

La osservazione attraverso il mezzo fotografico degli edifici abbandonati, ci può aiutare a comprendere i cambiamenti sociali ed economici che hanno attraversato i paesi in cui questi “relitti dell’era moderna” sono ubicati. In particolare le fabbriche, i pastifici e tutte quelle piccole realtà industriali, ora giacenti inermi e senza più avere il loro scopo originario, sono lo specchio del cambiamento delle politiche economiche e sociali che hanno progressivamente spinto le produzioni verso altri luoghi, a volte inglobate da grandi multinazionali. Lo stesso si può osservare studiando la realtà delle colonie marine di soggiorno, che hanno avuto una spinta notevole durante il ventennio fascista, per avere il loro culmine negli anni 60’ e 70’. Questi edifici sono presenti a decine lungo tutto il litorale romagnolo, marchigiano, ligure e toscano e non raramente sono strutture che portano la firma di grandi architetti italiani: De Carlo, Portoghesi solo per citarne alcuni. Un cenno anche alle strutture ospedaliere, soprattutto i manicomi, che sono stati abbandonati a partire dal 1978 con l’entrata in vigore della legge Basaglia. Per ultimo, ma non meno importante, sono i mezzi di trasporto e le loro infrastrutture. In particolare le vecchie linee ferroviarie con i relativi treni, caselli, stazioni, ponti e gallerie fanno parte del paesaggio, a volte confondendosi con esso, nei luoghi dove la natura si è riappropriata dei suoi spazi.